“Pochi agenti della penitenziaria nel carcere di Lodi”: scatta la protesta dei sindacati

Le organizzazioni di categoria incontrano il Prefetto: “Mancano almeno venti operatori in servizio”

Pochi agenti di polizia penitenziaria in servizio in carcere”: scatta la protesta dei sindacati di categoria. Incontro con il prefetto.

Incontro tra sindacati, prefetto e vertici del carcere

Gli agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Lodi sono pochi: mancano almeno venti unità“. Si tratta della denuncia dei sindacati di categoria, che nella giornata di venerdì 10 novembre 2023 hanno incontrato il prefetto Enrico Roccatagliata e i vertici della casa circondariale lodigiana per chiedere rinforzi a seguito delle ultime decisioni riguardo la pianta organica interna al carcere. Disposizioni che le sigle sindacali definiscono “quantomeno inaccettabili“.

All’incontro erano presenti i sindacati SINAPPE, OSAPP, UILPA/PP, USPP, CISL/FNS.

“Gravi condizioni di lavoro”

L’intento delle sigle sindacali è “denunciare le gravi condizioni di lavoro in cui versa il personale di polizia penitenziaria al quale, da anni, non sono garantiti alcuni dei fondamentali istituti previsti dal contratto nazionale, nonché condizioni di lavoro decenti, sia in relazione alla durata oraria che ai carichi di lavoro“.

“Disposizioni quantomeno inaccettabili”

Spiegano i sindacati che l’incontro, voluto dalle sigle sindacali stesse, è scaturito dalla prossima determinazione della pianta organica della polizia penitenziaria della casa circondariale di Lodi, in calendario per la trattazione prevista per lunedì 13 novembre 2023, tra il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di Milano e le organizzazioni sindacali di livello regionale.


“Pochi agenti di polizia penitenziaria in servizio in carcere”: scatta la protesta dei sindacati di categoria. Incontro con il prefetto.

Incontro tra sindacati, prefetto e vertici del carcere

Gli agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Lodi sono pochi: mancano almeno venti unità“. Si tratta della denuncia dei sindacati di categoria, che nella giornata di venerdì 10 novembre 2023 hanno incontrato il prefetto Enrico Roccatagliata e i vertici della casa circondariale lodigiana per chiedere rinforzi a seguito delle ultime decisioni riguardo la pianta organica interna al carcere. Disposizioni che le sigle sindacali definiscono “quantomeno inaccettabili“.

All’incontro erano presenti i sindacati SINAPPE, OSAPP, UILPA/PP, USPP, CISL/FNS.

“Gravi condizioni di lavoro”

L’intento delle sigle sindacali è “denunciare le gravi condizioni di lavoro in cui versa il personale di polizia penitenziaria al quale, da anni, non sono garantiti alcuni dei fondamentali istituti previsti dal contratto nazionale, nonché condizioni di lavoro decenti, sia in relazione alla durata oraria che ai carichi di lavoro“.

“Disposizioni quantomeno inaccettabili”

Spiegano i sindacati che l’incontro, voluto dalle sigle sindacali stesse, è scaturito dalla prossima determinazione della pianta organica della polizia penitenziaria della casa circondariale di Lodi, in calendario per la trattazione prevista per lunedì 13 novembre 2023, tra il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di Milano e le organizzazioni sindacali di livello regionale.

La proposta del provveditorato riguardante la nuova pianta organica – fanno sapere i sindacati -, è parsa quantomeno inaccettabile, atteso che rimane invariata rispetto al passato, a fronte di una esigenza di almeno dieci poliziotti in più in organico e di un ammanco reale di almeno 20 unità.

Rischio stato di agitazione e rottura delle trattative

I dirigenti sindacali presenti alla riunione a conclusione dell’incontro hanno apprezzato la disponibilità all’ascolto da parte del prefetto, il quale si farà portavoce delle rimostranze delle parti sociali con il provveditore regionale di Milano.

Le sigle sindacali, qualora le loro istanze non venissero prese in considerazione dagli uffici superiori, hanno dichiarato che proclameranno lo stato di agitazione con conseguente rottura delle trattative ed eventuali altre forme di protesta.

(primalodi)

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