Carcere di Belluno, Ostellari: «Entro giugno la sezione psichiatrica sarà chiusa»

Il sottosegretario di Stato per la Giustizia ha assicurato che tra pochi mesi gli utenti sarnno trasferiti in un contesto adeguato

La sezione psichiatrica del carcere di Belluno è stata spesso al centro delle cronache per espisodi di violenza nei confronti degli agenti. Più volte le organizzazioni sindacali hanno denunciato le pessime condizioni in cui versa l’Articolazione per la tutela della salute mentale, sottolineando che la gestione sanitaria e le pessime condizioni igieniche dei locali gravano sull’integrità psicofisica del personale di polizia penitenziaria. E oggi, dall’incontro dei sindacati con il sottosegretario di Stato per la Giustizia Andrea Ostellari sono emerse buone notizie: entro giugno la sezione sarà chiusa.

«Presso la Casa Circondariale di Belluno ho incontrato una squadra affiatata, che opera bene e in sintonia, nonostante alcune evidenti difficoltà legate alla cronica mancanza di personale, riscontrabile in tanti istituti italiani, e alla struttura dell’edificio carcerario, progettato secondo logiche inadeguate ai rinnovati percorsi trattamentali», ha commentato Ostellari. «Al direttore, agli agenti di Polizia Penitenziaria e agli educatori ho garantito massimo impegno, insieme al provveditore Maria Milano, sia sul fronte delle assunzioni, sia su quello della sezione psichiatrica. A quest’ultimo proposito segnalo che entro giugno sarà chiusa e gli utenti saranno trasferiti in un contesto adeguato. Una volta liberata, la sezione sarà ristrutturata e resterà nella disponibilità della direzione, per finalità di tipo differente. Pensiamo ad esempio di potenziare gli spazi per lo svolgimento di ulteriori esperienze formative e professionali, che già ad oggi sono attive all’interno del carcere, grazie alla proficua collaborazione con alcuni privati. Questo non significa allentare la presa o ridurre la sicurezza della nostra Comunità, anzi. Le pene si scontano fino in fondo, senza inutili afflizioni, sapendo che in carcere però non si sta a guardare il soffitto, ma si lavora. E che chi lavora, come dimostrano i dati sulla recidiva, nel 98% dei casi, quando torna in libertà, non delinque più».

«Ringrazio anche il presidente del Tribunale, il procuratore della Repubblica e i rappresentanti dei sindacati, che ho avuto modo di incontrare prima della visita in carcere», ha aggiunto. «Mi hanno segnalato carenze di personale e di mezzi, che tuttavia non impediscono il raggiungimento di ottime performance, già in linea con gli obiettivi del Pnrr. Senza bandiere ideologiche cerchiamo di affrontare responsabilmente i problemi e di risolverli progressivamente, consci del fatto che le spese per l’amministrazione della Giustizia devono essere considerate come investimenti e non costi».(amicodelpopolo)

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