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I fatti risalgono al periodo compreso tra febbraio e dicembre 2024 quando, nel corso di una retata erano stati sequestrati ben 40 telefoni cellulari in un solo giorno. Per un totale di 110 dispositivi rinvenuti nel corso dell’intero anno. Ora la giustizia chiede il conto ai detenuti sorpresi con i telefoni dietro le sbarre, otto reclusi del carcere di Sulmona, dai 25 ai 48 anni di età, per i quali la procura della Repubblica presso il tribunale peligno ha chiesto il giudizio. Dispositivi occultati nelle parti intime, nei materassi e in vaschette di gelato, questo quanto accertato al termine delle indagini preliminari svolte dagli inquirenti che, da febbraio alla retata del 18 dicembre dello scorso anno, avevano sorpreso gli otto detenuti a telefonare dalla propria camera detentitiva.
L’udienza predibattimentale il prossimo 19 gennaio quando gli otto reclusi dovranno comparire davanti al giudice per rispondere dell’accusa di accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione di soggetti detenuti. Detenuti recidivi, secondo l’accusa, perché più volte pescati con i device in cella, nel corso delle perquisizioni a tappeto ordinate dall’ex comandante del carcere peligno, Alessandra Costantini, recentemente rimossa dall’incarico e trasferita a Prato. Nonostante l’impegno per fermare lo spaccio di telefoni dietro le sbarre che l’aveva portata a farsi promotrice dell’iniziativa di schermare l’intero istituto di pena entro la fine dell’anno. Operazione che, come confermano dal carcere di massima sicurezza, non sarà portata a termine o comunque non sarà attivata entro il 31 dicembre.
Intanto per gli otto il rischio di finire sotto processo e di allungare la propria detenzione si fa più concreto visti i risultati delle analisi condotte sui tabulati dai quali risultano telefonate dirette non solo ai propri congiunti ma anche a soggetti terzi. Chiamate partite dall’istituto penitenziario dove, quest’anno, sono stati 40 i dispositivi rinvenuti dietro le sbarre, telefoni “spacciati” tramite droni, alcuni dei quali abbattuti dagli agenti di polizia penitenziaria con il fucile jammer.(ilgerme)

