I sindacati della polizia penitenziaria proclamano lo stato d’agitazione

VITERBO – Una lite tra due detenuti termina con il ferimento di un agente di polizia penitenziaria e una educatrice intervenuti per calmare gli animi.

Il fatto è accaduto giovedì al primo piano del carcere tra due detenuti trentenni. Nel corso del parapiglia i due avrebbero utilizzato anche il manico di una scopa.

Si tratta dell’ennesima aggressione che secondo i sindacati ormai sta diventando una costante. Rammaricati e insoddisfatti per lo stato di immobilismo serbato dall’amministrazione penitenziaria, Sappe, Sinappe, Osapp, Uilpa, Uspp, Fns Cisl e Cgil proclamano lo stato di agitazione e si dicono pronti a organizzare una eventuale manifestazione di protesta dopo quella regionale del 27 marzo davanti a Regina Coeli.

In particolare la polizia penitenziaria del carcere di Viterbo reclama:

la gestione penitenziaria che a Viterbo sta compromettendo seriamente la sicurezza dell’Istituto, vista l’escalation di episodi gravissimi che lo vedono coinvolto, oramai, con cadenza quotidiana, accadono rivolte, aggressioni al personale penitenziario e a quello dell’area sanitaria. Il personale di polizia penitenzia è stato lasciato solo senza aver modo, quantomeno, di poter arginare tale incombenza;

la grave carenza dell’organico di polizia penitenziaria, che comporta estenuanti turnazioni di lavoro, perché costretti a coprire più posti di servizio contemporaneamente, con sovrabbondanti e insostenibili carichi di lavoro;

l’inefficacia della sanità penitenziaria, povera di risorse umane, mezzi e strumenti diagnostici, che si riverbera inevitabilmente sull’organizzazione del lavoro a causa delle sistematiche visite urgenti dei detenuti presso la struttura ospedaliera (che spesso e paradossalmente sono dichiarate urgenti la sera prima per poi rilevarsi codice bianco al pronto soccorso) oltre alle innumerevoli visite o accertamenti diagnostici ordinari;

un intero reparto, quello delle Mvc (oggi in forte crescita numerica, i collegamenti video sono aumentati vertiginosamente dopo lo stop del COVID) che lavora in ambienti con condizioni di salubrità chiaramente compromessa. Mancano i bagni, l’areazione, la luce naturale (si tratta di uno scantinato) ma sono presenti forti muffe, umidità, impianti elettrici scoperti. Un vero e proprio disastro. Un locale inagibile;

lo scorso 10 marzo hanno ricoverato una detenuta in carico in un istituto umbro al reparto Spdc dell’ospedale di Belcolle, in corsia. Non appartiene a Viterbo ma il personale di piantonamento grava sulle donne del reparto di Viterbo. Non solo i problemi dell’istituto ma anche quelli degli altri a gratis. Tra l’altro il personale impiegato viene inviato all’ospedale con i mezzi propri, lasciato senza pranzo o cena e con turni di 8 ore in via ordinaria. Non è accettabile.

Il sindacati chiedono quindi un incontro con il prefetto Cananà, una visita del ministro, del sottosegretario con delega alla polizia penitenziaria, del capo del Dap, e ”comunque qualcuno – dicono – che ci ascolti e che finalmente abbia davvero a cuore la risoluzione della tensione che esiste all’interno del penitenziario”(viterbonews24)

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