Rivolta al Sant’Anna: il Gip si è riservata sull’archiviazione dell’indagine.

Dopo l’opposizione presentata da alcuni detenuti. 120 i poliziotti della penitenziaria indagati per tortura dopo la rivolta del carcere del 2020 durante la quale morirono 9 persone

MODENA – Il giudice per le indagini preliminari Carolina Clò si è riservata sull’opposizione all’archiviazione dell’indagine che vede 120 agenti della polizia penitenziaria indagati per il reato di tortura dopo la terribile rivolta scoppiata nel carcere di Sant’Anna nel marzo del 2020, durante la quale morirono nove detenuti. In tribunale a Modena hanno parlato i legali difensori dei poliziotti che hanno sostenuto alcuni punti. Tra questi il fatto che alcuni dei detenuti che si sono opposti all’archiviazione siano proprio tra quelli attivi nella rivolta e che quindi potrebbero essere inattendibili. Altro punto è il fatto che, sempre secondo la difesa, 30 agenti di quelli indagati non fossero in effetti in servizio quel giorno. L’udienza fa parte del corposo fascicolo nato dopo la terribile rivolta esplosa in concomitanza del lockdown dovuto alla pandemia che bloccò anche le visite dei famigliari nelle carceri. Per quei fatti sono state aperte 3 inchieste: una per accertare le responsabilità dei decessi, già archiviata dopo che le indagini hanno concluso che i detenuti siano morti per overdose da metadone; una per accertare i responsabili della rivolta, ancora in corso, e un’altra per tortura, presentata da una dozzina di carcerati e che vede imputati 120 agenti delle forze dell’ordine. L’avvocato Luca Sebastiani, che rappresenta diversi detenuti, parla di innumerevoli coni d’ombra e ritiene inaccettabile un’archiviazione in fase di indagini preliminari; secondo la procura invece appare inverosimile che, a fronte di una situazione così allarmante, il personale di polizia penitenziaria concentrasse le proprie energie per portare a compimento azioni di pestaggio a danno dei detenuti. Ora la parola passa la giudice

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