Il NotiziAlsippe del 16 giugno
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Terni: violenta protesta all’interno del carcere. La polizia penitenziaria sta gestendo l’emergenza
Oltre al sovraffollamento, è il caldo intenso di questi giorni una delle cause scatenanti delle tensioni
È in corso una violenta protesta all’interno del carcere di Terni, dove diversi detenuti, rinchiusi nelle sezioni H e G di media sicurezza, hanno danneggiato telecamere e suppellettili, arrivando anche ad appiccare un incendio. La situazione non è ancora sotto controllo: l’area è stata isolata e rinforzi sono stati inviati sul posto. Almeno un agente penitenziario è rimasto ferito ed è stato soccorso dal personale sanitario, ma il bilancio finale non è ancora definitivo. A gestire l’emergenza sono le forze della Polizia Penitenziaria.
È intanto emerso che, poco prima di Terni, una protesta simile era scoppiata anche nel carcere di Maiano, a Spoleto. Secondo quanto affermato dal Garante dei detenuti per l’Umbria, l’avvocato Giuseppe Caforio, in questo caso la situazione sta gradualmente rientrando.
Il caldo intenso una causa delle rivolte
È proprio il caldo intenso di questi giorni a essere considerato una delle cause scatenanti delle tensioni. Caforio ha detto di temere “che questo sia solo l’inizio di un’estate di fuoco”. Il Garante è in costante contatto con le due strutture penitenziarie e con le altre carceri umbre. Caforio ha informato la presidente della Regione, Stefania Proietti, e l’assessore Fabio Barcaioli, che stanno monitorando l’evolversi della situazione.
Problemi che non sono mai stati risolti
“Ci sono problemi atavici che non sono stati risolti – ha detto Caforio – le carceri sono sovraffolate , i detenuti sono costretti a stare in celle che dovrebbero ospitarne molti di meno. A Terni, ad esempio, l’acqua non arriva ai piani più alti, creando disagi per l’uso delle docce. Ovunque mancano spazi, e con l’inizio delle ferie si acuisce anche la carenza di organici all’interno della Polizia Penitenziaria”. Terni e Spoleto, inoltre, ospitano entrambi detenuti sottoposti al 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”, le cui aree non sono state però interessate dalla protesta.(tg.la7.it)
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