Il NotiziAlsippe del 6 giugno

Rivolta nel carcere di Marassi, gli ispettori del ministero a Genova, detenuto stuprato per due giorni

L’obiettivo del sopralluogo è capire come mai nessuno si sia accorto della violenza continuata avvenuta in cella. Pm in attesa della relazione della penitenziaria

Dopo la rivolta dei detenuti esplosa nel carcere di Marassi mercoledì per protestare contro le sevizie e abusi sessuali  che un diciottenne avrebbe subito da quattro suoi compagni di cella per due giorni e mezzo, senza che nessuno sia stato in grado di interromperle, la casa circondariale è stata ispezionata a lungo dai funzionari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia, giunti da Roma. Secondo passo di un’indagine interna che si affianca a quella della Procura, dopo il sopralluogo d’urgenza compiuto mercoledì dal provveditore regionale per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Mario Antonio Galati. Che ha portato, in primis, all’istituzione di una nuova sezione a maggior controllo, nella quale sono stati isolati 22 detenuti che hanno preso parte ai danneggiamenti e agli scontri con la polizia penitenziaria. Mentre altri 13 sono stati trasferiti in altri istituti. L’obiettivo del ministero è far luce sulla gestione della rivolta, sedata dagli agenti penitenziari dopo che è stato chiesto l’intervento di un altro comandante, arrivato dal secondo carcere cittadino di Pontedecimo. Da affiancare al titolare, presente ma in borghese: un passaggio che sarà analizzato. Ma il Dap cercherà di comprendere anche perché in quei due giorni e mezzo nessun agente della penitenziaria si sia reso conto di quanto stava accadendo al diciottenne. Che ancora non può essere sentito, perché ricoverato in ospedale sotto sedazione a causa delle lesioni subite. Compresa la realizzazione sul suo volto di tatuaggi dal contenuto offensivo.

Le indagini sono due. Una ministeriale, che sta portando, ad esempio, a chiarire quando siano avvenuti gli ultimi contatti del personale con i detenuti potenzialmente coinvolti negli abusi. E uno penale. Solo ieri pomeriggio la polizia penitenziaria ha consegnato al sostituto procuratore Silvia Saracino la prima informativa sulle sevizie. Nella cella teatro della vicenda, che si trova nella prima sezione del carcere, sono stati sequestrati oggetti ritenuti importanti per l’inchiesta. Gli atti sono al vaglio e la pm dovrà decidere quali reati contestare e a chi. Dei cinque compagni di cella del diciottenne sono stati quattro, due italiani e due cittadini nordafricani, a sequestrarlo e abusare di lui. Il giovane, italiano e assistito dall’avvocata Celeste Pallini, era a Marassi con l’accusa di rapina. Proveniva da una comunità e gli era già stata cambiata cella per alcune difficoltà di convivenza incontrate con altri detenuti. La sua legale ha già presentato istanza per chiedere che, una volta dimesso, vengano disposti i domiciliari in una comunità sanitaria, evitando un ritorno in carcere. Se le verifiche della Procura saranno rivolte a definire le responsabilità degli aggressori, non mancheranno approfondimenti anche sui controlli alla cella da parte della penitenziaria e su quali sopralluoghi siano stati compiuti in quei due giorni e mezzo. Proprio per questo i risultati delle indagini del Dap verranno trasmessi alla Procura.

Vale anche per il secondo filone d’inchiesta, affidato al pm Andrea Ranalli. Quello sulla rivolta, che sarebbe deflagrata nella seconda sezione per il tentativo di alcuni ospiti di vendicare quelle sevizie e poi allargatasi a macchia d’olio. Danneggiamenti aggravati dal carattere pubblico dell’edificio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale (quattro gli agenti feriti) sono gli ipotetici reati. Ma formalmente potrebbe essere contestato anche il nuovo reato di «rivolta all’interno di un istituto penitenziario» introdotto dal Decreto Sicurezza.(ilgiornaleditalia)

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