Corte dei Conti Alsippe

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Agenti di Capanne assenteisti condannati a risarcire il ministero

La Corte dei Conti ha ritenuto sussistente l’esistenza di danno di immagine e patrimoniale

Con qualche distinguo quanto a danno di immagine e danno da disservizio, la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Umbria ha condannato due agenti della polizia penitenziaria e un medico della Usl Umbria 1 a risarcire il ministero della Giustizia per lo scandalo delle assenze dal lavoro giustificate con quelli che secondo l’accusa – contabile adesso e penale in precedenza – erano falsi certificati medici (redatti da uno dei condannati). La procura regionale della Corte dei conti aveva citato in giudizio tre agenti e due medici. Un agente aveva scelto la strada e aveva definito la sua posizione aderendo alla determinazione presidenziale definendo la sua posizione e corrispondendo al Ministero della Giustizia 537 euro.
Per gli altri invece, i giudici, rigettando in parte le eccezioni difensive, hanno deciso di condannare due agenti e un medico al pagamento di circa 3.500 euro. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, che erano state effettuate dalla stessa polizia penitenziaria, i coinvolti, in almeno sette occasioni tra il 2015 e il 2018, si assentavano dal servizio con certificati medici falsificati, firmati o prima della malattia oppure emessi senza visita per appurare la patologia. In base ai riscontri della polizia giudiziaria le assenze coincidevano, come orari, con le partite di calcio alla tv.

“Gli episodi di assenteismo fraudolento – sta scritto nella sentenza della Corte dei Conti – si verificavano in periodi particolari dell’anno, in concomitanza della stagione estiva o periodi festivi quali Natale, Capodanno, Pasqua, provocando un peggioramento degli standard operativi di sicurezza dell’intero istituto penitenziario, grazie al rilascio di certificazioni mediche false da parte di un solo medico di base che aveva in carico assistenziale tutti gli agenti di custodia coinvolti nella vicenda, e prestava servizio non solo come guardia medica presso gli ambulatori della USL, ma anche presso il carcere, alle dipendenze del Presidio della sanità penitenziaria della USL Umbria 1”. Secondo le indagini i medici “formavano una certificazione falsamente attestante lo stato di malattia” degli agenti. Questi ultimi presentando il certificato l’istituto penitenziario “inducevano in errore l’amministrazione del carcere sulla legittimità dell’assenza per malattia”. In questo modo gli agenti si procuravano “l’ingiusto profitto pari alla retribuzione indebitamente percepita per il periodo di tempo in cui era ingiustificatamente assente dal posto di lavoro, con conseguente danno per l’ente”. In sede penale, un medico ha definito in abbreviato a cinque mesi con pena sospesa, mentre per gli altri, previo risarcimento, si era aperta la strada della messa alla prova e dopo aver effettuato cinque mesi di lavori di pubblica utilità, il reato – riqualificato in falso in atto pubblico – era stato dichiarato estinto.(corrieredellumbria)

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