Gli spari contro le celle di altri detenuti sono quelli di un’arma da fuoco fatta recapitare attraverso l’uso di un drone. La ricostruzione di quanto accaduto nel carcere di Frosinone è del Capo Dap Bernardo Petralia, inviato sul territorio dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia.

“Il fatto è gravissimo, tutto quello che si può fare, come impiego di personale e di risorse, come Dap faremo e faremo fin da domani lavorando anche sull’accertamento di ciò che è accaduto in perfetto accordo e sinergia con l’autorità giudiziaria – ha voluto specificare Petralia – “Credo che il problema, dal punto di vista dei riscontri, sia ormai ragionevolmente chiaro: si è trattato di un drone che ha recapitato questa pistola della quale si è impossessato il detenuto. Il problema si sposta sotto il profilo degli accorgimenti che il Dap affronterà fin da subito, Frosinone è un carcere abbastanza battuto da queste incursioni dei droni, e questo ci induce ad essere più solerti possibile con un impegno di risorse e tecnologie avanzatissime e io confido sul fatto che con la mia volontà, con quella della Ministra e del Governo si possa risolvere questo problema sempre pensando che poi non si aprano altre frontiere di aggressione” – ha proseguito.

Petralia ha anche parlato delle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane, sottolineando che “Umanità non ne manca nel Dap e negli istituti, dove gli operatori diventano a volte medici, a volte psicologi, addirittura familiari dei detenuti, ma rimane una situazione sempre difficile”. Il Capo Dap ha infine  sottolineato che il “sistema dei droni è il più attuale e pericoloso” e si basa su una tecnologia che sarà affrontata con una “contro-tecnologia”. Sul panorama nazionale è infatti già allo studio una sperimentazione fatta in un carcere, “ora si tratta di vagliare i costi e dare inizio alle procedure amministrative di acquisto che verranno”.

Sul caso è intervenuto anche il Provveditore delle carceri del Lazio, Carmelo Cantone parlando del rischio di ingresso dei droni come reale: “La ministra della Giustizia, il capo Dipartimento e noi come territorio stiamo cercando di fare la nostra parte per dare una risposta molto concreta e seria a questo problema. Come? Con tecnologie intelligenti” – ha commentato Cantone –
“Ci sono tecnologie che nel mondo criminale attecchiscono presto e richiedono risposte tecnologiche. A queste ci attrezzeremo perchè danno sicurezza: se ci si affida invece alla dimensione umana, all’avvistamento delle sentinelle, non si risolvono i problemi”.

Per il Provveditore la carenza di organico resta un problema oggettivo oltre all’elevata età media dei poliziotti penitenziari e prossimi ai pensionamenti. “In tal senso però ci sono delle azioni in corso da parte del Ministero, del nostro dipartimento ma c’è tanto da fare Sì c’è tanto da fare per programmare proprio per i prossimi anni” ha concluso il Provveditore(gNews)

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